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IL MISTERO DEL CANCRO E LE CELLULE DEL CORPO (seconda parte)

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Messaggio  Giuseppe Di Giovanni Mer Lug 16, 2008 1:06 pm

Il segreto della vita di Vernet non lo vede esaurito nel nucleo cellulare e nella presenza di ANS: infatti afferma: <<Se la vita fosse da ricondurre ad alcuni, pochi elementi fisico-chimici, non ci sarebbe nessuna differenza tra una creatura vivente ed un cadavere>>.
I risultati dei suoi studi hanno portato Vernet al riconoscimento che tutte le funzioni cellulari sono effetti le cui origini sono da ricercare nell’influsso elettromagnetico dei nervi dell’organismo. Infatti dice: <<Questo influsso dei nervi domina come una specie di riflesso su tutte le manifestazioni della regolamentazione organica e le reazioni fisico-chimiche che producono, non sono altro che mediatori dell’azione originaria dei nervi.
Quando oggi gli scienziati tentano di ricostruire quello che essi chiamano <<l’albero dell’evoluzione molecolare>>, prendono le mosse da elementi o molecole, che si erano già formati per esempio dall’idrogeno, dall’ammoniaca o dal metano, e non dall’energia originaria, che precedette la loro formazione. Questi esperimenti non potranno perciò mai penetrare il principio della vita e quindi non si potrà mai sapere come l’influsso nervoso della sensibilità penetrò nella materia morta, mettendo in moto la <<macchina della vita>>.
Sembra venuto il momento di uscire dagli eventi chimici, puramente materiali, per affrontare le cause delle funzioni della vita e studiare il ruolo della sensibilità organica nei suoi più profondi processi.
A questo punto Vernet innesta il suo pensiero, chiedendosi a quali conclusioni potrebbero giungere scienza e medicina, se fosse possibile interrompere per un determinato periodo di tempo il ruolo di primo piano della sensibilità organica, per poter sperimentare nell’organismo vivente anche quelle terapie, che altrimenti risultano impossibili per gli effetti che ne derivano.
A queste conclusioni Vernet giunse già anni or sono; egli sviluppò inoltre una terapia tumorale totalmente nuova, basandosi su una interminabile serie di esperimenti con cavie.
Non ben chiarito era rimasto il problema se nel caso di passeggera interruzione della sensibilità organica non venissero bloccate contemporaneamente anche le cellule colpite da tumore. Anche il fisico italiano prof. dott. ing. Marco Todeschini di Bergamo aveva dimostrato sperimentalmente, che nelle cellule sane del corpo le correnti elettromagnetiche passano in modo diverso che nelle cellule colpite da cancro. Questo risultato coincise con scoperte che Vernet fece più tardi tramite esperimenti con cavie.
Egli stabilì che le cellule cancerogene sono insensibili anche ad una profonda anestesia totale, rimanendo così completamente in potere delle radiazioni. Mentre dunque la sensibilità organica dell’organismo sano viene interrotta dalla narcosi e non può subire i danni provocati dalle radiazioni, contemporaneamente le cellule malate vengono assalite e distrutte. In questi esperimenti gli organismi delle cavie furono bombardati con dosi di radiazioni, che di solito sono considerate assolutamente mortali.
Tutti gli esperimenti confermarono le supposizioni di Vernet, che cioè l’organismo vivente, quando la sensibilità organica è interrotta tramite l’anestesia totale, sopporta dosi di radiazioni eccezionalmente alte senza subirne il minimo danno, né alcun effetto negativo, mentre le cellule malate vengono distrutte.
A proposito degli esperimenti effettuati negli anni successivi, Vernet dice: <<Questi esperimenti così significativi sono stati ripetuti molte volte, e cioè dapprima con conigli in serie di 10 animali per volta, sottoponendo ad anestesia totale 5 animali di ogni serie. Nel corso di uno di questi esperimenti per esempio le cavie ricevettero tutte la stessa quantità di cianuro di potassio, in una dose la cui decima parte è già mortale. Gli animali che non erano sotto narcosi morirono istantaneamente, mentre i conigli addormentati si svegliarono senza alcun danno>>.
Citiamo ancora un esperimento con topi, tratto dall’ampio dossier di cui abbiamo copia originale. Si trattava qui di una completa terapia teleradio eseguita con una distanza di 60 cm. tra la fonte dei raggi e la pelle (serbatoio dell’olio con filtro di 3 mm. di alluminio. Tensione pulsante. Misuratore Strauss).
L’esperimento fu eseguito su un totale di 5 topi; il primo topo ricevette in 7 minuti e mezzo 100 <<r>> e gli altri rispettivamente 100 <<r >> in più, mente la durata della irradiazione aumentava ogni volta di 7 minuti e mezzo, così che il quinto topo ricevette 500 <<r>> in 37 minuti e mezzo.
Qui bisogna aggiungere che si tratta di unita r di allora: serva da paragone il fatto che 1000 <<r>> del metro attuale corrispondono a 350 <<r>> dell’epoca in cui fu eseguito questo esperimento.
Vernet commenta così questo esperimento, eseguito mentre le cavie erano in stato di narcosi totale: <<Se si confrontano queste dosi con quelle che un uomo può normalmente tollerare, si resta stupiti dalla tolleranza che i topi hanno dimostrato nel ricevere queste radiazioni. In un periodo di due mesi noi abbiamo eseguito complessivamente 12 volte l’analisi del sangue dei topi. Tutti i dati dimostravano senza possibilità di dubbio che gli animali avevano assorbito, senza subirne alcun danno, quantitativi di radiazioni solitamente mortali>>.
Particolarmente impressionante è il caso riferito da Vernet di una donna, che fu portata alla Salpétrière (ospedale di Parigi) in stato comatoso.
Ella soffriva di tumore molto avanzato bilaterale al seno ed era un caso inoperabile, ormai senza speranza.
Forti gonfiori arrivavano da entrambe le ascelle fino alle spalle e la paziente soffriva di dolori insopportabili, che neppure la morfina riusciva più ad alleviare.
La donna era condannata a morire. Inoltre aveva una forte cirrosi epatica, con escrescenza cronica del tessuto connettivo con successiva sclerosi e atrofia, una situazione disperata.
La cirrosi era sorta per abuso di sostanze alcooliche, cui la povera donna si era abbandonata sempre di più, per lenire i dolori insopportabili causati dal tumore.
La sclerosi del fegato era tanto progredita, che c’era da aspettarsi da un momento all’altro una completa interruzione delle funzioni epatiche. Naturalmente la paziente era al corrente della sua situazione disperata. Questo quadro quanto mai grave fu infine completato da una pleurite acuta, con presenza di liquido, edemi in tutta la parte superiore del corpo e disturbi alle coronarie.
Considerando tutti questi fatti, Vernet si decise ad usare con questa paziente la sua terapia, che per la prima volta veniva applicata ad una creatura umana.
Egli parlò ai familiari e si fece dare da loro e dalla malata stessa autorizzazione formale a procedere. Ecco come descrive il trattamento:
<<Dopo i necessari, soliti controlli di laboratorio (esami del sangue ecc.), la paziente fu sottoposta ad una prima seduta di radicale radioterapia, sotto narcosi profonda (tecnica: 100 kilovolt, 8 Milliampère, filtro di 1 mm. di rame + 2 alluminio: distanza dalla fonte dei raggi alla pelle 80 cm.). L’irradiazione non fu diretta ad un punto preciso, ma a tutta la metà superiore del corpo, con una dose di raggi di 150 <<r>> (circa 425 <<r>> secondo il metodo odierno). La stessa dose fu ripetuta ancora 2 volte con un intervallo di 10 gg. ogni volta, così che la paziente ricevette in 3 settimane una dose complessiva di 450 <<r>> (quasi 1300 <<r>> di oggi), una dose quindi che secondo la valutazione scientifica è mortale.
Le irradiazioni avvennero in anestesia totale controllata di 1 ora ogni volta, con Pentothal (Igr. 20).
Subito dopo la prima irradiazione, si notò una notevole diminuzione dei dolori. Non furono notati invece gli effetti negativi che di solito seguono i trattamenti con i raggi, anche con dosi di gran lunga minori; cioè niente vomito, niente diarrea, niente dolori di testa, temperatura 37,8. Anche l’esame del sangue non mostrò la minima alterazione. Già pochi giorni dopo la prima irradiazione, gli insopportabili dolori che non si lenivano neppure con la morfina erano completamente scomparsi!
Questa evoluzione positiva continuò anche dopo le altre irradiazioni. Le analisi del sangue non mostrarono alcuna alterazione!
Notevole è anche il fatto che la pelle irradiata non presentò nessuna delle solite razioni.
Subito dopo la prima irradiazione vi fu una riduzione del gonfiore prodotto dal tumore e questo processo si completò con una tale rapidità che il gonfiore era del tutto sparito 6 settimane dopo la prima seduta.
Le escrescenze maligne furono distrutte del tutto sotto l’azione delle intensive irradiazioni!
Vernet riassume il risultato dei suoi studi affermando che egli ritiene fondati i suoi nuovi metodi dell’uso dei raggi in dosi così elevate in stato di anestesia totale controllata: il che giustifica anche il fatto che i risultati sono stati resi noti.
Tale metodo consente l’uso di quantità di raggi di solito mortali, che però in stato di anestesia totale possono essere somministrati senza pericolo.
- Vernet è però prudente e dice: <<Non saprei dire se la mia terapia sia un farmaco universale contro i tumori. Posso però affermare in coscienza che questa terapia è molto promettente>>.
(Traduzione: Prof. Paola Giovetti)

Hellmuth Hoffmann

Giuseppe Di Giovanni

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