Lettera di Emilia Costa sugli psicofarmaci ai bambini
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Lettera di Emilia Costa sugli psicofarmaci ai bambini
Abbiamo letto con interesse l'articolo della signora De Bac apparso a pag. 20 del
Corriere della Sera di ieri (5 agosto 2008), dal titolo "Lite sugli psicofarmaci ai
bambini", e ne abbiamo discusso con alcuni colleghi, tutti concordi con la
consapevolezza che quello della somministrazione disinvolta di psicofarmaci ai
minori non sia un problema "tutto americano": tra gli organismi sovranazionali,
anche le Nazioni Unite (INCB) recentemente denunciano un'inopportuna impennata del
consumo di psicofarmaci sui minori in 50 paesi, tra cui 9 nazioni europee. La
psichiatria italiana sta per contro dando buona prova di se: sono infatti un'esigua
minoranza gli specialisti che non ritengono opportuno adottare criteri di stringente
prudenza quando si tratta di somministrare molecole psicoattive ad un bambino, ed
ancor meno quelli che non auspicano il perfezionamento di un consenso realmente
informato da parte dei genitori, vista l'estrema delicatezza e le implicazioni
etiche che una scelta come quella comporta. In questa minoranza, figura
evidentemente la signora Adriana Ceci, la quale - intervistata dalla De Bac - si
chiede perché mai sia necessario informare le famiglie sui pro e contro di queste
terapie, sostenendo che se lo si facesse per gli psicofarmaci bisognerebbe farlo
anche per tutti gli altri prodotti farmacologici, quasi che i farmaci siano tutti
uguali, e suggerendo comunque la via della superficialità: perché mai perdere tempo
prezioso dialogando con i genitori? Peccato che al centro della medicina non ci
siano i farmacologi ma le persone, e sia un nostro preciso dovere di medici quello
di metterci al servizio dei pazienti. Tanto che la stessa Agenzia Italiana del
Farmaco ha stabilito - già da un anno, e l'articolo pare dimenticarlo - il rigido
obbligo di consenso informato scritto per i due più utilizzati psicofarmaci per
l'infanzia, e non si capisce quindi perché le famiglie non debbano essere informate
per esempio del rapporto rischio/beneficio anche della fluoxetina (il ben noto
Prozac), che pure a volte viene somministrato a bambini anche piccoli, o ancora
della paroxetina, molto utilizzata in adolescenza, e che - come confermato di
recente anche dall'americana Food and Drug Administration - rischia di stimolare
idee suicidare nei minori, tutti prodotti peraltro - si badi bene - mai testati
clinicamente sui bambini, ma solo sugli adulti.
In Europa, peraltro, già si discute di 'bioetica del minore', suggerendo di tenere
in buon conto il parere dell'adolescente e di perfezionare quanto più possibile
anche con lui un processo di consenso informato, e qui in Italia invece qualcuno
mosso da pregiudizio ideologico ancora sostiene che sia superfluo informare
compiutamente i genitori!
Bene quindi hanno fatto l'On. Paola Binetti e il Sen. Valerio Carrara a raccogliere
il consenso di un nutrito gruppo bipartisan di Parlamentari - 50 Onorevoli e 21
Senatori, quasi il 10% del Parlamento! - che hanno giustamente protestato contro il
ricorso del Governo, che, sulla base di motivazioni burocratiche del tutto
pretestuose, vorrebbe bloccare le regioni virtuose - Piemonte e Trentino
innanzitutto, ma anche altre - le quali hanno deciso di estendere il principio
cardine del consenso informato a tutti gli psicofarmaci per bambini, e non solo ai
due o tre più noti, perché - è proprio il caso di citare un vecchio adagio popolare
- in questo caso "la prudenza non è mai troppa".
E se in Italia il fenomeno della somministrazione disinvolta di psicofarmaci è
relativamente sotto controllo non è grazie a certi giornalisti "partigiani": bene
farebbe la categoria del mondo dell'informazione a sostenere questa battaglia di
civiltà, trasparenza, prudenza ed equilibrio, invece di tacciare di approccio
ideologico i politici che - saggiamente ed eticamente - sostengono quei membri della
comunità scientifica ed accademica indisponibili a veder ridotto il proprio ruolo di
medici a meri distributori di 'blister' di psicofarmaci per bambini ed adolescenti.
(lettera firmata in originale da)
Emilia Costa- Professore Emerito di Psichiatria (1^ Cattedra di Psichiatria
dell'Università di Roma "La Sapienza" e Primario di Psicofarmacologia al Policlinico
"Umberto I°" di Roma)
Corriere della Sera di ieri (5 agosto 2008), dal titolo "Lite sugli psicofarmaci ai
bambini", e ne abbiamo discusso con alcuni colleghi, tutti concordi con la
consapevolezza che quello della somministrazione disinvolta di psicofarmaci ai
minori non sia un problema "tutto americano": tra gli organismi sovranazionali,
anche le Nazioni Unite (INCB) recentemente denunciano un'inopportuna impennata del
consumo di psicofarmaci sui minori in 50 paesi, tra cui 9 nazioni europee. La
psichiatria italiana sta per contro dando buona prova di se: sono infatti un'esigua
minoranza gli specialisti che non ritengono opportuno adottare criteri di stringente
prudenza quando si tratta di somministrare molecole psicoattive ad un bambino, ed
ancor meno quelli che non auspicano il perfezionamento di un consenso realmente
informato da parte dei genitori, vista l'estrema delicatezza e le implicazioni
etiche che una scelta come quella comporta. In questa minoranza, figura
evidentemente la signora Adriana Ceci, la quale - intervistata dalla De Bac - si
chiede perché mai sia necessario informare le famiglie sui pro e contro di queste
terapie, sostenendo che se lo si facesse per gli psicofarmaci bisognerebbe farlo
anche per tutti gli altri prodotti farmacologici, quasi che i farmaci siano tutti
uguali, e suggerendo comunque la via della superficialità: perché mai perdere tempo
prezioso dialogando con i genitori? Peccato che al centro della medicina non ci
siano i farmacologi ma le persone, e sia un nostro preciso dovere di medici quello
di metterci al servizio dei pazienti. Tanto che la stessa Agenzia Italiana del
Farmaco ha stabilito - già da un anno, e l'articolo pare dimenticarlo - il rigido
obbligo di consenso informato scritto per i due più utilizzati psicofarmaci per
l'infanzia, e non si capisce quindi perché le famiglie non debbano essere informate
per esempio del rapporto rischio/beneficio anche della fluoxetina (il ben noto
Prozac), che pure a volte viene somministrato a bambini anche piccoli, o ancora
della paroxetina, molto utilizzata in adolescenza, e che - come confermato di
recente anche dall'americana Food and Drug Administration - rischia di stimolare
idee suicidare nei minori, tutti prodotti peraltro - si badi bene - mai testati
clinicamente sui bambini, ma solo sugli adulti.
In Europa, peraltro, già si discute di 'bioetica del minore', suggerendo di tenere
in buon conto il parere dell'adolescente e di perfezionare quanto più possibile
anche con lui un processo di consenso informato, e qui in Italia invece qualcuno
mosso da pregiudizio ideologico ancora sostiene che sia superfluo informare
compiutamente i genitori!
Bene quindi hanno fatto l'On. Paola Binetti e il Sen. Valerio Carrara a raccogliere
il consenso di un nutrito gruppo bipartisan di Parlamentari - 50 Onorevoli e 21
Senatori, quasi il 10% del Parlamento! - che hanno giustamente protestato contro il
ricorso del Governo, che, sulla base di motivazioni burocratiche del tutto
pretestuose, vorrebbe bloccare le regioni virtuose - Piemonte e Trentino
innanzitutto, ma anche altre - le quali hanno deciso di estendere il principio
cardine del consenso informato a tutti gli psicofarmaci per bambini, e non solo ai
due o tre più noti, perché - è proprio il caso di citare un vecchio adagio popolare
- in questo caso "la prudenza non è mai troppa".
E se in Italia il fenomeno della somministrazione disinvolta di psicofarmaci è
relativamente sotto controllo non è grazie a certi giornalisti "partigiani": bene
farebbe la categoria del mondo dell'informazione a sostenere questa battaglia di
civiltà, trasparenza, prudenza ed equilibrio, invece di tacciare di approccio
ideologico i politici che - saggiamente ed eticamente - sostengono quei membri della
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medici a meri distributori di 'blister' di psicofarmaci per bambini ed adolescenti.
(lettera firmata in originale da)
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"Umberto I°" di Roma)
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