Nucleare: perché sono contrario
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Nucleare: perché sono contrario
Scrivo queste considerazioni su un tema molto delicato come quello dell’energia e, soprattutto, dell’utilizzo dell’energia nucleare.
Da qualche mese a questa parte con sempre maggior insistenza si incrociano le posizioni di tanti commentatori, più o meno interessati, su un tema spinoso: riprendere a sviluppare l'energia nucleare nel nostro Paese.
La continua insistenza su questo tema mi preoccupa perché, proprio per le notevoli implicazioni a cui si collega (rispetto della vita, salvaguardia dell’ambiente, sicurezza…) e per le controverse posizioni sull’argomento, ritengo che si dovrebbero avere al riguardo toni di maggior attenzione: come si è avuto per altre questioni molto delicate e di complessa valutazione.
L’insistenza sulla “validità del nucleare” come soluzione energetica per il nostro Paese, suona invece un po’ come l’ostinazione di chi, ripetendo 100 volte un concetto con l’ausilio di più modalità e strumenti, vuole a tutti i costi convincerti della veridicità delle sue argomentazioni. Esempi non positivi di ciò si vedono, per gli osservatori più attenti, sul tema dell’immigrazione quando, a forza di ripetere l’assioma: “stranieri uguale a delinquenti”, si è ridotto il fenomeno a tema di sicurezza e ordine pubblico, derubricandolo totalmente da un quadro di riferimento più complesso (sociale, politico, culturale, ecc.) che invece spetta ad ogni questione che abbia a che fare con le persone e con la loro vita.
Alla politica chiedo cautela e attenzione su questo tema, pur esprimendo invece personalmente una posizione contraria, ma altro sono le mie opinioni e convinzioni rispetto a posizioni generali.
Colgo l’occasione per motivare invece il mio rifiuto all’utilizzo del nucleare, sapendo ed essendo consapevole che il tema dell’energia coinvolge ognuno di noi: a partire dal suo personale stile di vita per arrivare a ciò che necessita per migliorare la qualità della vita di tutti.
Per meglio spiegare la mia posizione utilizzerò una tabella, almeno relativamente a quanto ho letto:
Argomenti pro energia nucleare Argomenti contrari
Dobbiamo diminuire la dipendenza dai prodotti petroliferi per il continuo aumento dei loro costi. Il nucleare produce energia elettrica. Il petrolio e i suoi derivati per la stragrande maggioranza non vengono utilizzati per alimentare le centrali che producono energia elettrica, ma per le automobili, i camion, le navi, gli aeroplani, ecc., cioè per tutti i mezzi di locomozione. Per cui non diminuiremo di molto la nostra dipendenza dal petrolio se non interveniamo sul sistema dei trasporti e della mobilità in generale.
Il petrolio è una fonte esauribile. Anche l’uranio che esiste in natura è esauribile ed è presente in misura molto minore del petrolio. Sono allo studio utilizzi diversificati o reimpieghi dell’uranio, ma sempre con un orizzonte temporale limitato.
L’energia nucleare non produce anidride carbonica e riduce le emissioni dannose per il clima. Però produce scorie radioattive, che richiedono dai 300 anni ai 10.000 (diecimila) ANNI per decadere.
L’energia nucleare costa meno. Forse nell’immediato. Un impianto costa decine di milioni di euro per essere installato (e ci vogliono12-15 anni per realizzarlo), può durare 40/50 anni e poi? Chi paga il suo smaltellamento? Chi paga il costo dello stoccaggio delle scorie radioattive? Questi costi perché non vengono subito imputati alla costruzione dell’impianto? Facciamo la “furbata” di scaricarli sui nostri figli, perché tanto noi non ci saremo (è già stato fatto dai nostri padri con il debito pubblico, quindi per argomenti meno importanti)?
Le 235 tonnellate di scorie dei nostri impianti nucleari dismessi staranno in Francia 35 ANNI per essere “trattate” e poi dovranno essere stoccate in Italia per secoli.
Gli impianti di quarta generazione sono sicuri. Prima di tutto non credo vi possa essere nessuno in grado di dire che una costruzione umana è sicura al 100%, perché a questo mondo di infallibile non c’è nessuno…
Comunque questo tipo di impianti pare potrà essere disponibile solo a partire dal 2030.
Per adesso abbiamo a che fare con strutture che possono avere incidenti: lo dimostrano l’episodio del 4 giugno 2008 avvenuto in Slovenia, quello in Giappone del 16/17 luglio 2007 e i tanti altri che sono avvenuti nel mondo dopo il 1987.
Tra l’altro nel giro di 2 settimane nel luglio 2008 sono successi 4 incidenti (2 alla centrale di Tricastin) nelle IPERSICURE centrali nucleari FRANCESI.
Se poi gli impianti nucleari sono così sicuri, perché nessuna compagnia assicurativa ne copre il rischio?
Siamo ipocriti perché importiamo energia nucleare dai nostri vicini come la Francia, e se capita un incidente lì anche noi ne paghiamo le conseguenze. Sul primo argomento mi chiedo però perché nei 21 ani dal referendum sul nucleare (1987) solo da 2/3 anni nella finanziaria sono previsti incentivi per chi investe sul solare termico, sul fotovoltaico ecc.? Perchè solo da pochissimi anni si è liberalizzato il mercato dell’energia? Perché non si è investito, almeno per le nuove costruzioni ed edifici, sia pubblici che privati, con criteri e su materiali che permettono il risparmio energetico (riduzione di più del 40% utilizzo energia-)? Perché solo da pochi anni si tengono campagne informative che promuovono il risparmio energetico? Perché non si mettono i nostri migliori “cervelli”- e ce ne sono- a fare ricerche nel campo del risparmio energetico e in quello della produzione industriale dei beni di uso comune che utilizzano energia, ecc.? Perché non si chiede all’Enel di investire nell’ammodernamento delle linee elettriche per evitare le enormi dispersioni attuali, piuttosto che applaudire agli investimenti dell’Enel in centrali nucleari obsolete in Slovacchia (prive anche di involucro esterno di protezione del reattore)?
Sul secondo argomento è vero che i danni, soprattutto nel campo nucleare sono notevoli e gravi e non possono essere limitati e “confinati”, ma proprio per questo preferirei fossero più lontani possibile da dove vivo.
Investire sul nucleare è vantaggioso. Sicuramente per le grandi imprese che possono investire in questo campo utilizzando i fondi pubblici, perché è evidente che questo tipo di impianti verrebbe costruito da privati con denaro pubblico. Allora non sarebbe meglio distribuire risorse economiche pubbliche fra le tante imprese che invece operano nell’ambito del risparmio energetico e/o delle energie rinnovabili (solare, eolico, geotermico, ecc.)? Tra l’altro ci sarebbe una maggiore ricaduta occupazionale.
Svezia: la Svezia è un Paese con grande attenzione all’ambiente eppure ha un parco nucleare importante. La Svezia ha 10 reattori che le forniscono circa il 50% del fabbisogno di energia elettrica e sicuramente gli svedesi sono persone attente alle problematiche ambientali, e serie quando operano e lavorano, soprattutto in campi così delicati.
Benissimo: se però ci si prende la briga di digitare sul motore di ricerca Nerogoogle “Svezia e nucleare”, oltre alla segnalazione di molti incidenti, è possibile trovare anche un rapporto di 22 pagine del 2003 dell’Ufficio dell’Addetto scientifico presso l’ambasciata d’Italia in Stoccolma. Consiglio di leggerlo, ma ne cito l’inizio: “Essendo la Svezia un paese freddo e dall’alto tenore di vita, essa è fra i paesi d’Europa che consumano più energia…”. A pag. 5 si dice che per legge si prevedono lo smaltellamento del nucleare, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la diffusione dell’informazione finalizzata al raggiungimento di un uso ottimale dell’energia, la riduzione del consumo elettrico, la cooperazione internazionale, la ricerca. In Svezia il mercato dell’energia elettrica è stato parzialmente liberalizzato dal 1996-1997 (non come da noi dove si perde tempo…) e c’è un piano approvato da tutte le forze politiche sul tema dell’energia di cui quanto ho detto fa parte.
La questione sarà affrontata da tecnici e da persone competenti. A parte che i “tecnici” dovrebbero fornire informazioni il più possibile veritiere, su questioni che riguardano la mia vita (vedi anche referendum su staminali, ecc.) non mi piace delegare a nessuno la mia fetta di potere di scelta e di responsabilità.
Relativamente alla questione “persone competenti” noi abbiamo affidato la guida dell’azienda Sogin (nata alla fine del 1999 e deputata a gestire i 4 impianti nucleari italiani e le loro scorie) per 4 anni, dal 2002 al 2006, al generale di corpo d’armata degli alpini Carlo Jean che oltre a questo titolo e ad essere laureato in Scienze Politiche è un nuclearista convinto. Per il resto la Sogin è stata al centro di uno scandalo per raccomandazioni e assunzioni “facili” nel 2004 e anche se adesso alla sua presidenza c’è Maurizio Cumo, ingegnere e professore ordinario di impianti nucleari, non bisogna dimenticare che egli era presente anche nelle gestioni di cui sopra. Ci potremo fidare allora del fatto che in una questione in cui girano centinaia di milioni di euro non ricompaia il sistema spartitorio italiano a gestire le cose e non le competenze? (Tranquilli: se aboliscono le intercettazioni come strumento di indagine non sapremo nulla e vivremo felici!)
Il Ministro Claudio Scajola annuncia che chi ospita le centrali pagherà di meno la bolletta in quanto subirà il disturbo psicologico di ospitare una centrale. Intanto la logica della monetizzazione non è mai una risposta corretta ai problemi della salute.
Poi sulla ragione dello “sconto” preferisco non esprimermi perché mi sembra che si offenda il buon senso parlando di “disturbo psicologico”.
Un principio fondamentale a cui mi ispiro è quello delle scelte reversibili, ovvero di quelle scelte che possono essere cambiate, mutate, riviste ecc., senza lasciare danni permanenti e di lunga durata, e alla valutazione del rapporto fra costi e benefici dei progetti, singoli e nel loro insieme, relativamente all'impatto che questi possono avere sul futuro, visto che un possibile incidente può provocare danni molto alti, se paragonato ad altri tipi di incidenti in impianti che producono energia.
Segnalo che non è vero che:“non ci sono grandi opposizioni –al nucleare-; al massimo qualche distinguo, più culturale che scientifico”; basta andare nel sito www.energiaperilfuturo.it e leggersi l’appello che oltre 1.200 fra scienziati e studiosi hanno sottoscritto prima delle elezioni contro la scelta nucleare e a favore dell’energia solare.
Se vogliamo continuare a studiare possibili evoluzioni di questa forma di energia, facciamolo pure e investiamo in ricerca, ma solo in ricerca. Per il resto credo sia importante fare scelte di risparmio, a partire da quelle individuali: se si spengono gli “stand by”, la lucina rossa degli strumenti elettronici o dei computer, si è calcolato il risparmio di 1 o 2 centrali elettriche di piccola potenza. Se non si utilizzano i SUV, si fanno enormi risparmi di petrolio, ma ovviamente le scelte principali di risparmio devono riferirsi ai sistemi produttivi, alla produzione delle merci e degli imballaggi, ecc. ed investire in ricerca ed energie realmente rinnovabili: solare, eolico, ecc. Nel frattempo, inseriti in un piano energetico complessivo, si possono costruire impianti come i rigassificatori o quelli che bruciano biomasse e/o rifiuti –i cosiddetti inceneritori/termovalorizzatori- purchè brucino materiale prodotto nel loro territorio di competenza e con attenzione massima alle emissioni e alla miglior tecnologia utilizzata per ridurne l’impatto ambientale ed aumentarne l’efficienza energetica. Poi bisogna puntare sull’efficienza energetica (la potenzialità usando le tecnologie attuali è inferiore al 47%, in base a uno studio ANPA del 1999 commissionato a Florentin Krause per l'Italia), alla produzione di idrogeno da fonte rinnovabile tramite elettrolisi dell'acqua, FUEL CELL-celle a combustibile (per l'autotrazione e le produzioni industriali di elettricità), alla costruzione di piccoli impianti idrici.
Infine mi piacerebbe che gli amministratori della politica invece di inseguire le vie facili, le mode o gli interessi economici si mettessero in cerca di soluzioni con lo stesso spirito con cui a Varese Ligure (La Spezia) sono state prodotte innovazione, miglior qualità della vita, ricchezza e cambiamento proprio a partire dalla questione energetica. Ovviamente Varese Ligure è un piccolo comune: quello che chiedo di seguire non è l’esempio pratico, ma la volontà di non sedersi sul “già fatto”, sul “conosciuto”, sul “più conveniente”, scommettendo invece sull’innovazione, la tecnologia, la fantasia (articolo della rivista GE0, agosto 2006).
Raffaele Barbiero; Forlì, 28 luglio 2008
Fonti utilizzate: numerosi articoli di quotidiani nazionali; il rapporto del 2003 citato sul capitolo Svezia; il documento del febbraio 2008 del prof. Angelo Baracca del Dipartimento di Fisica, Università di Firenze di 49 pagine dal titolo “Cercando di decifrare il libro dei sogni dei faraonici programmi nucleari”; il numero di maggio 2008 della rivista mensile “Valori”; “Megatons per lo sviluppo”, simposio internazionale, Auditorium Enel, Roma 22 maggio2008; “Un programma energetico per l’Italia proposta ai partiti politici” di Cisl-Femca-Flaei, Roma 22 febbraio 2006
Da qualche mese a questa parte con sempre maggior insistenza si incrociano le posizioni di tanti commentatori, più o meno interessati, su un tema spinoso: riprendere a sviluppare l'energia nucleare nel nostro Paese.
La continua insistenza su questo tema mi preoccupa perché, proprio per le notevoli implicazioni a cui si collega (rispetto della vita, salvaguardia dell’ambiente, sicurezza…) e per le controverse posizioni sull’argomento, ritengo che si dovrebbero avere al riguardo toni di maggior attenzione: come si è avuto per altre questioni molto delicate e di complessa valutazione.
L’insistenza sulla “validità del nucleare” come soluzione energetica per il nostro Paese, suona invece un po’ come l’ostinazione di chi, ripetendo 100 volte un concetto con l’ausilio di più modalità e strumenti, vuole a tutti i costi convincerti della veridicità delle sue argomentazioni. Esempi non positivi di ciò si vedono, per gli osservatori più attenti, sul tema dell’immigrazione quando, a forza di ripetere l’assioma: “stranieri uguale a delinquenti”, si è ridotto il fenomeno a tema di sicurezza e ordine pubblico, derubricandolo totalmente da un quadro di riferimento più complesso (sociale, politico, culturale, ecc.) che invece spetta ad ogni questione che abbia a che fare con le persone e con la loro vita.
Alla politica chiedo cautela e attenzione su questo tema, pur esprimendo invece personalmente una posizione contraria, ma altro sono le mie opinioni e convinzioni rispetto a posizioni generali.
Colgo l’occasione per motivare invece il mio rifiuto all’utilizzo del nucleare, sapendo ed essendo consapevole che il tema dell’energia coinvolge ognuno di noi: a partire dal suo personale stile di vita per arrivare a ciò che necessita per migliorare la qualità della vita di tutti.
Per meglio spiegare la mia posizione utilizzerò una tabella, almeno relativamente a quanto ho letto:
Argomenti pro energia nucleare Argomenti contrari
Dobbiamo diminuire la dipendenza dai prodotti petroliferi per il continuo aumento dei loro costi. Il nucleare produce energia elettrica. Il petrolio e i suoi derivati per la stragrande maggioranza non vengono utilizzati per alimentare le centrali che producono energia elettrica, ma per le automobili, i camion, le navi, gli aeroplani, ecc., cioè per tutti i mezzi di locomozione. Per cui non diminuiremo di molto la nostra dipendenza dal petrolio se non interveniamo sul sistema dei trasporti e della mobilità in generale.
Il petrolio è una fonte esauribile. Anche l’uranio che esiste in natura è esauribile ed è presente in misura molto minore del petrolio. Sono allo studio utilizzi diversificati o reimpieghi dell’uranio, ma sempre con un orizzonte temporale limitato.
L’energia nucleare non produce anidride carbonica e riduce le emissioni dannose per il clima. Però produce scorie radioattive, che richiedono dai 300 anni ai 10.000 (diecimila) ANNI per decadere.
L’energia nucleare costa meno. Forse nell’immediato. Un impianto costa decine di milioni di euro per essere installato (e ci vogliono12-15 anni per realizzarlo), può durare 40/50 anni e poi? Chi paga il suo smaltellamento? Chi paga il costo dello stoccaggio delle scorie radioattive? Questi costi perché non vengono subito imputati alla costruzione dell’impianto? Facciamo la “furbata” di scaricarli sui nostri figli, perché tanto noi non ci saremo (è già stato fatto dai nostri padri con il debito pubblico, quindi per argomenti meno importanti)?
Le 235 tonnellate di scorie dei nostri impianti nucleari dismessi staranno in Francia 35 ANNI per essere “trattate” e poi dovranno essere stoccate in Italia per secoli.
Gli impianti di quarta generazione sono sicuri. Prima di tutto non credo vi possa essere nessuno in grado di dire che una costruzione umana è sicura al 100%, perché a questo mondo di infallibile non c’è nessuno…
Comunque questo tipo di impianti pare potrà essere disponibile solo a partire dal 2030.
Per adesso abbiamo a che fare con strutture che possono avere incidenti: lo dimostrano l’episodio del 4 giugno 2008 avvenuto in Slovenia, quello in Giappone del 16/17 luglio 2007 e i tanti altri che sono avvenuti nel mondo dopo il 1987.
Tra l’altro nel giro di 2 settimane nel luglio 2008 sono successi 4 incidenti (2 alla centrale di Tricastin) nelle IPERSICURE centrali nucleari FRANCESI.
Se poi gli impianti nucleari sono così sicuri, perché nessuna compagnia assicurativa ne copre il rischio?
Siamo ipocriti perché importiamo energia nucleare dai nostri vicini come la Francia, e se capita un incidente lì anche noi ne paghiamo le conseguenze. Sul primo argomento mi chiedo però perché nei 21 ani dal referendum sul nucleare (1987) solo da 2/3 anni nella finanziaria sono previsti incentivi per chi investe sul solare termico, sul fotovoltaico ecc.? Perchè solo da pochissimi anni si è liberalizzato il mercato dell’energia? Perché non si è investito, almeno per le nuove costruzioni ed edifici, sia pubblici che privati, con criteri e su materiali che permettono il risparmio energetico (riduzione di più del 40% utilizzo energia-)? Perché solo da pochi anni si tengono campagne informative che promuovono il risparmio energetico? Perché non si mettono i nostri migliori “cervelli”- e ce ne sono- a fare ricerche nel campo del risparmio energetico e in quello della produzione industriale dei beni di uso comune che utilizzano energia, ecc.? Perché non si chiede all’Enel di investire nell’ammodernamento delle linee elettriche per evitare le enormi dispersioni attuali, piuttosto che applaudire agli investimenti dell’Enel in centrali nucleari obsolete in Slovacchia (prive anche di involucro esterno di protezione del reattore)?
Sul secondo argomento è vero che i danni, soprattutto nel campo nucleare sono notevoli e gravi e non possono essere limitati e “confinati”, ma proprio per questo preferirei fossero più lontani possibile da dove vivo.
Investire sul nucleare è vantaggioso. Sicuramente per le grandi imprese che possono investire in questo campo utilizzando i fondi pubblici, perché è evidente che questo tipo di impianti verrebbe costruito da privati con denaro pubblico. Allora non sarebbe meglio distribuire risorse economiche pubbliche fra le tante imprese che invece operano nell’ambito del risparmio energetico e/o delle energie rinnovabili (solare, eolico, geotermico, ecc.)? Tra l’altro ci sarebbe una maggiore ricaduta occupazionale.
Svezia: la Svezia è un Paese con grande attenzione all’ambiente eppure ha un parco nucleare importante. La Svezia ha 10 reattori che le forniscono circa il 50% del fabbisogno di energia elettrica e sicuramente gli svedesi sono persone attente alle problematiche ambientali, e serie quando operano e lavorano, soprattutto in campi così delicati.
Benissimo: se però ci si prende la briga di digitare sul motore di ricerca Nerogoogle “Svezia e nucleare”, oltre alla segnalazione di molti incidenti, è possibile trovare anche un rapporto di 22 pagine del 2003 dell’Ufficio dell’Addetto scientifico presso l’ambasciata d’Italia in Stoccolma. Consiglio di leggerlo, ma ne cito l’inizio: “Essendo la Svezia un paese freddo e dall’alto tenore di vita, essa è fra i paesi d’Europa che consumano più energia…”. A pag. 5 si dice che per legge si prevedono lo smaltellamento del nucleare, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la diffusione dell’informazione finalizzata al raggiungimento di un uso ottimale dell’energia, la riduzione del consumo elettrico, la cooperazione internazionale, la ricerca. In Svezia il mercato dell’energia elettrica è stato parzialmente liberalizzato dal 1996-1997 (non come da noi dove si perde tempo…) e c’è un piano approvato da tutte le forze politiche sul tema dell’energia di cui quanto ho detto fa parte.
La questione sarà affrontata da tecnici e da persone competenti. A parte che i “tecnici” dovrebbero fornire informazioni il più possibile veritiere, su questioni che riguardano la mia vita (vedi anche referendum su staminali, ecc.) non mi piace delegare a nessuno la mia fetta di potere di scelta e di responsabilità.
Relativamente alla questione “persone competenti” noi abbiamo affidato la guida dell’azienda Sogin (nata alla fine del 1999 e deputata a gestire i 4 impianti nucleari italiani e le loro scorie) per 4 anni, dal 2002 al 2006, al generale di corpo d’armata degli alpini Carlo Jean che oltre a questo titolo e ad essere laureato in Scienze Politiche è un nuclearista convinto. Per il resto la Sogin è stata al centro di uno scandalo per raccomandazioni e assunzioni “facili” nel 2004 e anche se adesso alla sua presidenza c’è Maurizio Cumo, ingegnere e professore ordinario di impianti nucleari, non bisogna dimenticare che egli era presente anche nelle gestioni di cui sopra. Ci potremo fidare allora del fatto che in una questione in cui girano centinaia di milioni di euro non ricompaia il sistema spartitorio italiano a gestire le cose e non le competenze? (Tranquilli: se aboliscono le intercettazioni come strumento di indagine non sapremo nulla e vivremo felici!)
Il Ministro Claudio Scajola annuncia che chi ospita le centrali pagherà di meno la bolletta in quanto subirà il disturbo psicologico di ospitare una centrale. Intanto la logica della monetizzazione non è mai una risposta corretta ai problemi della salute.
Poi sulla ragione dello “sconto” preferisco non esprimermi perché mi sembra che si offenda il buon senso parlando di “disturbo psicologico”.
Un principio fondamentale a cui mi ispiro è quello delle scelte reversibili, ovvero di quelle scelte che possono essere cambiate, mutate, riviste ecc., senza lasciare danni permanenti e di lunga durata, e alla valutazione del rapporto fra costi e benefici dei progetti, singoli e nel loro insieme, relativamente all'impatto che questi possono avere sul futuro, visto che un possibile incidente può provocare danni molto alti, se paragonato ad altri tipi di incidenti in impianti che producono energia.
Segnalo che non è vero che:“non ci sono grandi opposizioni –al nucleare-; al massimo qualche distinguo, più culturale che scientifico”; basta andare nel sito www.energiaperilfuturo.it e leggersi l’appello che oltre 1.200 fra scienziati e studiosi hanno sottoscritto prima delle elezioni contro la scelta nucleare e a favore dell’energia solare.
Se vogliamo continuare a studiare possibili evoluzioni di questa forma di energia, facciamolo pure e investiamo in ricerca, ma solo in ricerca. Per il resto credo sia importante fare scelte di risparmio, a partire da quelle individuali: se si spengono gli “stand by”, la lucina rossa degli strumenti elettronici o dei computer, si è calcolato il risparmio di 1 o 2 centrali elettriche di piccola potenza. Se non si utilizzano i SUV, si fanno enormi risparmi di petrolio, ma ovviamente le scelte principali di risparmio devono riferirsi ai sistemi produttivi, alla produzione delle merci e degli imballaggi, ecc. ed investire in ricerca ed energie realmente rinnovabili: solare, eolico, ecc. Nel frattempo, inseriti in un piano energetico complessivo, si possono costruire impianti come i rigassificatori o quelli che bruciano biomasse e/o rifiuti –i cosiddetti inceneritori/termovalorizzatori- purchè brucino materiale prodotto nel loro territorio di competenza e con attenzione massima alle emissioni e alla miglior tecnologia utilizzata per ridurne l’impatto ambientale ed aumentarne l’efficienza energetica. Poi bisogna puntare sull’efficienza energetica (la potenzialità usando le tecnologie attuali è inferiore al 47%, in base a uno studio ANPA del 1999 commissionato a Florentin Krause per l'Italia), alla produzione di idrogeno da fonte rinnovabile tramite elettrolisi dell'acqua, FUEL CELL-celle a combustibile (per l'autotrazione e le produzioni industriali di elettricità), alla costruzione di piccoli impianti idrici.
Infine mi piacerebbe che gli amministratori della politica invece di inseguire le vie facili, le mode o gli interessi economici si mettessero in cerca di soluzioni con lo stesso spirito con cui a Varese Ligure (La Spezia) sono state prodotte innovazione, miglior qualità della vita, ricchezza e cambiamento proprio a partire dalla questione energetica. Ovviamente Varese Ligure è un piccolo comune: quello che chiedo di seguire non è l’esempio pratico, ma la volontà di non sedersi sul “già fatto”, sul “conosciuto”, sul “più conveniente”, scommettendo invece sull’innovazione, la tecnologia, la fantasia (articolo della rivista GE0, agosto 2006).
Raffaele Barbiero; Forlì, 28 luglio 2008
Fonti utilizzate: numerosi articoli di quotidiani nazionali; il rapporto del 2003 citato sul capitolo Svezia; il documento del febbraio 2008 del prof. Angelo Baracca del Dipartimento di Fisica, Università di Firenze di 49 pagine dal titolo “Cercando di decifrare il libro dei sogni dei faraonici programmi nucleari”; il numero di maggio 2008 della rivista mensile “Valori”; “Megatons per lo sviluppo”, simposio internazionale, Auditorium Enel, Roma 22 maggio2008; “Un programma energetico per l’Italia proposta ai partiti politici” di Cisl-Femca-Flaei, Roma 22 febbraio 2006
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