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Se non guarisco, non pago

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Messaggio  Admin Ven Mag 02, 2008 5:07 pm

di Roberto Satolli
La formula del 'soddisfatti o rimborsati' sfonda anche nel campo medico, dove la sperimentazione di alcuni farmaci può essere molto costosa I nuovi farmaci biologici mirati che promettono di cambiare la faccia a molte malattie, tra cui diverse forme di tumore, oltre alle speranze stanno generando incubi a chi deve pagarli. Negli Stati Uniti un malato di cancro su otto si sta rovinando di debiti per saldare conti che possono arrivare a 250 mila dollari l'anno. In Gran Bretagna e in Italia sono le casse pubbliche che rischiano di essere sbancate.

Che fare? L'uovo di Colombo sembra la formula del 'soddisfatti o rimborsati', la cui sperimentazione per un rimedio contro il mieloma multiplo viene annunciata in questi giorni da Londra. In realtà in Italia lo si fa già da più di un anno per quattro nuovi medicinali biologici: Tarceva per il cancro al polmone; Nexavar e Sutent per quello al rene e Sprycel per due forme di leucemia. Per ciascuno di questi il patto tra produttore e Sistema sanitario per condividere il rischio economico è chiaro: il primo ciclo di terapia viene pagato al 50 per cento, dopo di che si misura la risposta, sulla base di criteri ben definiti. Se la cura funziona, il costo successivo è a carico della sanità pubblica, altrimenti tocca alla ditta. La cosa sembra marciare bene: sono oltre 17 mila i malati di cancro trattati con nuovi farmaci sotto monitoraggio, e di questi oltre 5 mila rientrano nelle quattro procedure di risk sharing.

Ma rimane il problema di valutare i benefici di questi nuovi rimedi: spesso i dati di cui disponiamo sono in realtà la media tra pochi pazienti che rispondono con un vistoso miglioramento e la maggioranza che non ha alcun vantaggio. Occorrerebbe trovare il modo per individuare prima chi si gioverà della cura, ma non ci si può però aspettare che sia il produttore a fare la ricerca per mirare meglio le cure. Il sistema del rimborso dei fallimenti può cambiare le cose, costituendo un controincentivo economico che renderà più conveniente anche per le aziende lo studio dei fattori che predicono la risposta ai nuovi farmaci. Ma non ci si può contare più di tanto: sarà la sanità pubblica a doversene occupare, in tutto il mondo. Anche per quanto riguarda la durata delle cure. Per esempio una nuova terapia adiuvante per il tumore al seno come l'Herceptin (bevacizumab) si deve fare per un anno intero, al costo di circa 50 mila euro, o possono bastare 6-9 mesi? Rispondere a domande del genere significa non solo usare meglio i soldi pubblici, ma anche risparmiare ai malati tribolazioni evitabili.
(16 gennaio 2008)
Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Se-non-guarisco-non-pago/1969929

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